Luca Massari, il taxista che il 10 ottobre scorso ha investito e ucciso un cane, e che per questo è stato aggredito a sua volta dalla momentanea custode e dai fratelli Citterio, non ce l'ha fatta. E' morto infatti ieri mattina all'ospedale "Fatebenefratelli", senza aver ripreso conoscenza dal coma in cui era caduto in seguito al pestaggio.
Ora, per gli aggressori, l'imputazione cambia, da tentato omicidio a omicidio volontario aggravato da crudeltà. Un accusa pesante, un vero macigno per i tre balordi che hanno compiuto questo brutto gesto.
Il povero taxista, sceso dal suo mezzo per chiedere scusa, era stato subito colpito da una raffica di calci e pugni, e a quanto pare, chi ha colpito per prima, è stata la donna che doveva tenere il guinzaglio del cane.
Strano come nessun cosiddetto animalista, si sia azzardato a fare commenti, solitamente sono così tempestivi e loquaci, ma stavolta hanno perso la favella.
Non si ragiona più, non si discute e si parte alla carica, senza pensare alle conseguenze. Certo, dispiace per la bestiola, ma non è il caso di arrivare ad un linciaggio.
Occhio per occhio, dente per dente, questa è la linea che si sta seguendo, una brutta linea di condotta che porterà ad un nuovo far west.
Davvero vogliamo arrivare a questo?
Rimorsi e pentimenti non restituiranno il povero taxista ai suoi cari, si può solo sperare che episodi del genere non accadano più, ma neanche questa è una certezza. L'unica certezza è quella di applicare una pena severa ai colpevoli e fare in modo che il sole lo vedano a scacchi per il resto dei loro giorni.